II Municipio di Roma II è quello che si snoda tra Porta Tiburtina e il Cimitero monumentale del Verano. Il quartiere prende il nome proprio dalla Basilica accanto a quest’ultimo, San Lorenzo fuori le mura. Alla fine del XIX secolo diventa il luogo dove vivono le famiglie operaie venute a Roma per lavorare: artigiani, fabbri, manovali, ferrovieri, marmisti, le maestranze di cui ancora oggi si scorgono le tracce passeggiando nei vicoli tra Scalo San Lorenzo e la Tiburtina antica. L’anima del popolo tinta di rosso fin dalle cronache del 1922, che raccontano di una San Lo agguerrita, unica zona della capitale a opporsi ai fascisti durante la famigerata marcia su Roma. Dai tetti dei palazzi oggetti d’ogni tipo volano in testa alle camice nere. Una rappresaglia punitva guidata da Italo Balbo tenta di riportare gli abitanti di San Lorenzo all’ordine, anche con gesti feroci come la defenestrazione pubblica dei presunti oppositori, ma sarà solo il bombardamento del 1943 ad opera degli Alleati a mettere in ginocchio il quartiere. Sei giorni dopo il Gran Consiglio del Fascismo sfiducia Benito Mussolini.

Ecco, con questa carta d’identità San Lorenzo si presenta alla città come territorio franco, a forte vocazione libertaria e popolare. Un luogo che ha ospitato le sedi del PCI e della sinistra extraparlamentare più dura, un quartiere che è diventato teatro naturale dei movimenti studenteschi negli anni Settanta. Qui c’era la sede de l’Unità, il quotidiano di Gramsci, e sempre qui passava le sue giornate Pasolini, quando pranzava con Moravia da Pommidoro a Piazza dei Sanniti, una delle trattorie storiche che ancora ne fa vanto, con pezzi di giornale e dediche appese ai muri come fossero ex voto. L’esperienza del mangiare fuori sanlorenzina è unica e non c’è nulla di simile al mondo. L’atmosfera che si respira, le comparse che siedono ai tavoli e che ti riportano a pezzi di vita di quartiere, la cucina casareccia che non si è mai piegata a null’altro che all’abitudine consolidata dei suoi piatti, semplici e gustosi, questo ricettario che pare un sistema periodico di elementi esclusivi e ricorrenti e che ritrovi in posti come l’Osteria dei Colli Emiliani o la Tana Sarda, la pizzeria Formula 1, Franco al Vicoletto, la rosticceria Il Mattarello D’Oro o il bar Marani col suo pergolato, dove trovi sempre uno studente fuori corso chino su un libro o qualche scrittore in cerca di ispirazione. Luoghi di mille artisti e creativi come il Pastificio Cerere, con i suoi atelier, spazi industriali riconvertiti in aree aperte alla comunità come SAID, la cioccolateria oggi diventata un ristorante sofisticato e alla moda nascosto in un angolo interno a Via Tiburtina, o come le Vetrerie Sciarra che ospitano un plesso universitario, le Ex Fonderie Bastianelli, da lungo tempo al centro di un contenzioso che ne ha bloccato i lavori di riconversione, l’Ex Dogana di Scalo San Lorenzo, dove negli ultimi anni sono stati organizzati concerti, spettacoli e festival. E poi l’Ex-Cinema Palazzo, proprio davanti a Pommidoro, centro sociale occupato che dà ossigeno alla cultura e alla creatività del quartiere e del resto della metropoli, la libreria Giufà, punto di resistenza letteraria attraverso gli incontri con scrittori e autori accanto a Piazza dell’Immacolata, punto nevralgico delle relazioni tra studenti, oggi minacciata dall’avanzamento e dagli scontri tra piccoli clan per lo spaccio.